Come è noto, l’ultima innovazione avanzata dal comparto assicurativo nel campo del risarcimento danni è l’Intelligenza Artificiale (dall’inglese AI).

Un argomento su cui ultimamente il dibattito è accesissimo.

Nel campo dell’infortunistica stradale, l’intelligenza artificiale nasce con l’intento di velocizzare i processi di valutazione e liquidazione del danno. Questo attraverso tali fasi:

  • acquisizioni foto;
  • riconoscimento delle parti danneggiate attraverso un algoritmo (migliaia di foto immagazzinate da altrettanti sinistri stradali e/o perizie già effettuate);
  • generazione di una stima delle riparazioni da effettuare e dei relativi costi e tempi di manodopera;

Letto così, sembra un argomento alquanto interessante.

Ma in realtà, quali sono i benefici? E soprattutto a chi giova questa innovazione?

Se da un lato possono raffigurarsi vantaggi in termini di tempo e costi per le Imprese Assicuratrici dall’altro lato sono forti i dubbi sulla validità e l’affidabilità di questa innovazione tecnologica applicata al settore peritale per la stima dei danni.

All’interno di un articolo pubblicato in uno spazio WEB dedicato, si riportava la seguente riflessione:

La necessità di pascersi di enormi quantità di dati è uno dei limiti dell’intelligenza artificiale, ed è anche una delle maggiori differenze con l’apprendimento umano. Se mostri un gatto a un bambino, quell’esempio gli basterà per riconoscere ogni altro gatto. Invece, se mostri mille gatti a una rete neurale, probabilmente questo non sarà sufficiente per farle riconoscere un gatto nuovo”.

Ed ecco che in questo caso, rientrerebbe in gioco l’apporto umano – ossia del professionista – per applicare quei correttivi che servono per riequilibrare l’elaborato derivato dalla AI.

Ma intanto, se il professionista non interviene? Cosa riceve l’assicurato in caso di sinistro stradale? Chi verifica l’idoneità della stima?

Ed è in questi casi che verrà fuori il malcontento.

Altro aspetto da sottolineare è che le Imprese Assicuratrici stanno promuovendo delle proprie APP per lo svolgimento della perizia in maniera autonoma (con successiva valutazione dell’AI).

Questo non fa altro che caricare di responsabilità chi ha subito un sinistro stradale (il più delle volte l’assicurato), che si troverà a svolgere un lavoro non suo.

Ma non solo: l’art. 156 comma 1 del C.d.A., disciplina chiaramente l’#attivitàperitale, specificando che la stessa deve essere svolta solamente da chi ne possiede i requisiti.

Allora viene da chiedere: perché le Imprese Assicuratrici chiedono al proprio assicurato di effettuare un accertamento tecnico, senza le specifiche competenze ed in più in contrasto con la Legge?

Fatte tutte le dovute riflessioni, sembra oggettivamente che oltre ai vantaggi si nascondano tante criticità. Il rischio di “disintermediare”, ovvero a depauperare l’apporto professionale nella gestione del sinistro a discapito dei consumatori e dei professionisti, sembra veramente concreto.

© Francesco D’Auria

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