Comunicato stampa
24 giugno 2022, Roma – Che fine farà il DDL 1217, cosiddetto “riforma del perito”?
Il disegno di legge presentato in data 8 aprile 2019, annunciato nella seduta n. 108 del 16 aprile 2019, assegnato alla 10ª Commissione permanente (Industria, commercio, turismo) in sede redigente il 16 luglio 2019 con annuncio nella seduta n. 133 del 16 luglio 2019, è ancora fermo al primo step della sua approvazione, cioè in dibattito in Commissione al Senato.
Finora i senatori hanno tenuto un ciclo di audizioni (maggio/giugno 2021), acquisito moltissimi documenti e depositato un centinaio di emendamenti (siamo giunti ai mesi di maggio e giugno 2022, dopo i tanti rinvii) Atto Senato n. 1217.
Da quel che emerge, ci sono manovre per sminare alcune delle norme fondamentali che compongono il DDL 1217. Come ad esempio, la modifica del comma 2 dell’articolo 156 che, allo stato attuale, permette di effettuare l’accertamento e la stima dei danni direttamente alle Compagnie di Assicurazione attraverso addetti interni o dipendenti che risulta in antitesi con il comma 1 dello stesso art. 156. La modifica all’art. 1 del DDL 1217, limiterebbe l’esercizio diretto delle compagnie nella quantificazione e valutazione dei danni, garantendo la terzietà delle perizie.
O, per esempio, la modifica sostanziale dell’art. 3 del DDL, così come dichiarato dal senatore Anastasi durante il suo intervento al convegno tenutosi a Roma lo scorso 23 giugno. In pratica, da quanto emerge verrebbe meno la rotazione dei periti per l’affidamento degli incarichi da parte di un ente terzo (si ipotizzava la Consap), con un ritorno sostanziale allo status quo, con buona pace dei “grandi gruppi peritali” e con il compromesso dell’inserimento nell’articolo di una possibile nomina di un perito per la parte danneggiata nella fase stragiudiziale (cosiddetto arbitrato).
Esprimiamo le nostre perplessità e ci dissociamo da chi continua a promuovere inutili convegni e richiedere modifiche del testo che nulla producono se non alimentare ritardi nei lavori della Commissione.
Lasciando da parte le opinioni sulla creazione o meno di un Albo, viste le liberalizzazioni in atto in tutte le professioni, ci chiediamo se la riforma sia davvero in grado di riportare autonomia e indipendenza alla categoria professionale e realizzare un rafforzamento del potere contrattuale della stessa in sede di stipula delle famigerate convenzioni.
Facendo due conti, considerando le prossime elezioni politiche che si terranno nel 2023, visti i continui rinvii e rallentamenti nella lavorazione, la probabilità che la riforma veda la luce è microscopica.
E’ paradossale, infine, rilevare che gli unici articoli che andrebbero “blindati” nel DDL sono quelli che rischierebbero di essere modificati in negativo (un ritorno al passato) o addirittura soppressi! Invece di azionare l’acceleratore, il provvedimento resta in corso di esame in commissione Senato con la previsione di una nuova bozza su cui lavorare.
L’Ufficio Stampa AIPED